Info
R

Robert Rechenauer Architekten

Hans-Sachs-Straße 6  80469 München  Telefon 089 236856‑0
info@rechenauer-architekten.de

L'isola di Ventotene – modello per l’Europa

Deutsche Version

L'isola di Ventotene con la sua “appendice”, l’isoletta di Santo Stefano, è di per sé un monumento. Un monumento naturale, un monumento culturale, un pezzo di memoria. Non tanto famosa come Ischia, Capri o le stesse isole Pontine - leggermente più a nord - ma altrettanto importante. Ventotene si trova quasi nel centro del piccolo arcipelago nel Golfo di Gaeta. Uccelli migratori e navi si orientano sulle sue scogliere da migliaia di anni. Greci, fenici, saraceni, spagnoli e napoletani che attraccavano sulle sue coste hanno creato pian piano l’ Europa di oggi, di cui l’isola stessa rappresenta un vero e proprio modello. Da tutte le parti del Mediterraneo persone e popoli sono approdati o stati mandati – volontariamente o in modo coatto Un viavai come altrove, ma in nessun luogo come su quest’isola si può avvertire e sperimentare questo andare e venire. 
Che Ventotene sia meno conosciuta può dipendere dalla sua estensione di pochi chilometri quadrati. L’isola raggiunse poi una propria notorietà grazie al famigerato Ergastolo, la casa di pena che il re borbonico Ferdinando IV fece costruire su Santo Stefano per rinchiudervi i suoi avversari politici. Si tratta di un complesso imponente progettato con assoluta precisione, la precisione di un meccanismo sofisticato, con un punto centrale dal quale è possibile controllare tutte le celle disposte lungo il suo perimetro. Il panottico come utopia della reclusione perfetta.
Chi è stato una volta a Ventotene e ha guardato sulla vicina isoletta l'impianto a ferro di cavallo con l’edifico centrale possente e la sua torre di vedetta, non può non essere rimasto intimorito da quella vista. Il complesso esprime isolamento, repressione e controllo. I prigionieri ci scontavano la loro pena a vita in desolata solitudine. Questo luogo e la sua fama ispirò i fascisti a mandare i loro avversari al confino sull’isola a partire dal 1939. Costretti a restrizioni severe, dovevano vivere o nel castello borbonico o in misere casupole sull’isola di Ventotene con la vista sempre sull’Ergastolo di Santo Stefano.  
Mussolini governava l’Italia e parti dell’Africa da vent’anni, il nazionalsocialismo era al culmine del suo potere e dominava l’Europa. L’asse tra Mussolini e Hitler era in atto, l’Unione Sovietica non era stata ancora aggredita e Stalingrado era un lontano futuro. Gli Stati Uniti sarebbero entrati in guerra pochi mesi dopo. Questo era il contesto all’inizio dell'estate del 1941 quando un comunista, un socialista e un liberale si trovarono insieme per redigere il Manifesto di Ventotene, l’incredibile visione di „una libera e unita Europa“.
Altiero Spinelli aveva vent’anni quando nel 1927 fu arrestato e condannato a venti anni di prigione. Di questi dieci li aveva scontati in un carcere a Roma e altri tre al confino a Ponza prima che venisse trasferito a Ventotene nel 1940. Un anno prima i fascisti avevano mandato al confino sulla stessa isola il giornalista Ernesto Rossi e il filosofo ebreo Eugenio Colorni. Al momento del loro incontro Ernesto aveva già scontato nove anni di carcere, Eugenio solo pochi mesi. A Ventotene discussero e concepirono l’idea di una “libera e unita Europa”: Altiero ed Ernesto la fissavano di nascosto su cartine di sigarette che Ursula Hirschmann, la moglie di Eugenio,  trafugava sulla terraferma. Eugenio, nel frattempo rimesso in libertà,  stilò prima una premessa e avviò poi l’opera di volantinaggio. Per i tre il Manifesto probabilmente era il garante per un futuro di speranza; questa prospettiva gli avrà dato sicuramente la forza per superare il difficile momento. Dopo aver redatto il Manifesto li attendevano ancora quattro lunghi anni di dura reclusione.  Quando finalmente Altiero e Ernesto furono liberati dalle forze alleate il 9 settembre 1943 – al pari di Eugenio - non si misero al sicuro, bensì si unirono alla Resistenza inseguendo i loro ideali politici. Una settimana prima della fine della guerra Eugenio pagò con la vita il suo impegno politico mentre Ernesto e Altiero cominciarono a lavorare alla fondazione di una concreta Unione Europea. Altiero diventò membro della Commissione Europea e deputato del Parlamento Europeo, due istituzioni per noi oggi del tutto ovvie.  

Oltre ai tre, nessun altro aveva concepito idee per un nuovo ordine europeo? Devono pur essere stati redatti altrove altri documenti simili! 
È possibile, ma non ci hanno raggiunto, forse perché ideati ma mai scritti perché mancava carta e penna. Oppure intercettati e immediatamente distrutti dalla sorveglianza e i loro ideatori – gli individui dietro a queste idee – giustiziati. 
È possibile che il Manifesto di Ventotene sia unico nel suo genere? 
Che non ne siano stati scritti di simili?
Per fissare su carta l’idea di “una libera e unita Europa” serviva un luogo come Ventotene. Senza Ventotene – l’isolamento, la concentrazione, l´Ergastolo, la vista aperta sul mare – il Manifesto non sarebbe mai stato concepito, nessun altro posto lo avrebbe reso possibile.  Sicuramente al luogo spetta un merito più grande di quanto si pensi. L’isola di Ventotene è anche il monumento di tutti quei “Manifesti” che non ci hanno raggiunto.

9 ⁄ 2022
Robert Rechenauer


Traduzione italiano a cura di Monica Togni

Fotografie
Robert Rechenauer

Bibliografia
Foa Anna, Andare per i luoghi di confino, Bologna 2018
Foucault Michel, Überwachen und Strafen – Die Geburt des Gefängnisses, aus dem Französischen übersetzt von Walter Seitter, Frankfurt am Main 1974
Gargiulo Filomena, Ventotene una comunità per decreto - Storia dell’isola 1771-1861, Genova-Ventotene 2017
Pallottino Massimo, Italien vor der Römerzeit, München 1987
Sottoriva Pier Giacomo, Ventotene da confino fascista a isola d´Europa, Genova-Ventotene 2019
Spinelli Altiero, Rossi Ernesto, Prefazione di Eugenio Colorni, Il Manifesto di Ventotene, Genova-Ventotene 2016